La Minigallery ospita la doppia personale di Pietro Lista e Lello Torchia. I due artisti campani, il primo di adozione, il secondo di nascita, da anni intessono un rapporto di amicizia e collaborazione. Le loro lunghe conversazioni trovano concretezza in una mostra che li coinvolge entrambi. Nello stesso modo in cui i loro argomenti si incontrano nelle rispettive stanze di Salerno e Napoli, così le loro opere coabitano gli spazi della galleria di Assisi (non a caso città simbolo dell’incontro e del confronto), senza interferire, senza voler cercare una sintesi tematica, mettendo in mostra le sottili corrispondenze che un occhio attento e curioso può cogliere. I lavori di forte impatto e di evidente matericità di Pietro Lista godono del silenzio e dell’introspezione che caratterizzano i disegni di Lello Torchia. Un ‘minimo comune’ denominatore è il carattere meditativo che l’intera mostra suggerisce all’anima di chi osserva.
Seguono gli estratti di alcuni testi: di Achille Bonito Oliva e Antonello Tolve sull’opera di Pietro Lista, di Krista Brugnara e J. M. Duhamel a proposito del lavoro di Lello Torchia.
“Che sia una testa senza volto o dei piedi disarticolati, Torchia sembra sempre sfidare la visione, sia per riconoscere ciò che è familiare, sia per immaginare ciò che è ignoto.”
Krista Brugnara, chief exhibitions Fine Art Museum di San Francisco, dal testo “Camminare sul confine”.
Achille Bonito Oliva nel catalogo ‘hoc opus fecit’ a proposito delle opere di Pietro Lista realizzate con corde e reti:
“Il paradosso di queste immagini sta proprio nel fatto che l’arte mette a nudo l’umanità e Pietro Lista, con queste trame, veste l’umanità.”
Sullo stesso tema Antonello Tolve scrive di Pietro Lista:
“E poi le reti, gli abiti-rete, le gabbie, i nodi e i fori, il desiderio di stringere tra le mani la luce, le schegge di luce murate dal tempo. Ambienti nostalgici questi, in cui il disio si fa arma e prigione, gabbia e rasoiata, negativo e positivo, immagine di un’immagine che dialoga con il tempo, con la memoria, con l’ombra, con un mondo popolato dalle figure di un desiderio che si sfolla e disegna i tratti minimi, leggeri, eterni e ingovernabili di un orizzonte in fibrillazione.”
Delle opere di Lello Torchia J. M. Duhamel scrive (tratto da Proximity):
“La testa è la struttura dove nascono i concetti; è la scatola aperta che, attraverso la riflessione, manipola l’ordine epidermico del volto caricandolo della corporeità vissuta, delle crepe profonde, dei buchi neri, dei bagliori accecanti, delle fratture scomposte e ricomposte con fatica dal tempo…” L’inesorabile trascorrere del tempo, stilla a stilla, per determinare gli attimi che mancano alla fine; gocce che lasciano tracce levigate che lentamente trasformano in ferite aperte. Questi segni sono tipici dell’opera di Lello Torchia, che esplora le tensioni umane con uno stile discreto, essenziale, non oltrepassando mai il limite e in grossa parte riappacificandoci con la nostra intimità.”