UNA BIOGRAFIA: FRANCESCO COME ACHILLE
di Stefano Frascarelli – Assisi 8 marzo 2014
Il primo incontro tra Lello Torchia e la città di Assisi risale a diversi anni fa. Lello ragazzo ha percorso le vie della città e ne ha ammirato i monumenti; il suo animo ed il suo fare artistici non erano maturi come oggi ma le sue percezioni avevano già colto i suggerimenti che il luogo gli offriva. Quello che più di ogni altra cosa è rimasto nella memoria dell’artista è un’idea, l’immagine del personaggio che in modo indissolubile è legato al nome della città. Francesco, prima uomo e poi santo, ha lasciato delle impronte che in molti desiderano seguire, molti celebrano, alcuni evocano e alcuni altri tentano di descrivere e quindi diffondere. Come questi ultimi Lello Torchia artisticamente propone una sua visione e interpretazione mettendo l’accento su alcuni momenti della vita di Francesco senza voler appoggiarsi troppo al suo essere santo e alfiere di valori religiosamente riconosciuti. E’ sufficiente per Lello osservare l’uomo e sottolinearne le gesta: si potrà notare come sia l’eroicità ad essere filo conduttore; Francesco come Achille, tutti e due prìncipi delle loro battaglie, comandanti delle loro armate e solitari campioni dei loro eserciti. Entrambi legati all’umano e al divino, uno è semidio dalla nascita e morirà trafitto al vulnerabile tallone, l’altro nasce all’interno della comunità civile, ne vive le dinamiche, subisce le ferite delle sue guerre e poi ne oltrepassa i limiti giungendo vicino al divino che proprio trafiggendolo con le stimmate metterà sul quel corpo la Sua firma. Personaggi epici destinati a rimanere nella storia, uomini che diventano super-uomini. Francesco è anche questo, pone al centro il suo essere natura e quindi potenza infinita; come sostiene la filosofia di Nietzsche la passione è alla base del fare umano, il corpo è il suo miglior strumento e può rendere possibile, assecondando la volontà, il superamento dei limiti senza che in nessun modo la violenza venga esercitata. Allo stesso modo si pone Francesco, contemplando in più il raggiungimento di una dimensione oltre il terreno. Le opere di Lello Torchia appaiono così emblematiche: la mano bianca è fasciata come quella di un pugile o di un lottatore, potrebbe essere strumento di forza fisica, ma allo stesso tempo cela le ferite delle stimmate ed è simbolo di una più grande forza spirituale. La grande sagoma scura del lupo si contrappone alla piccola testa, anch’essa bianca, di Francesco. L’animale sovrasta colui che gli si pone di fronte, apparentemente indifeso, inadatto ad uno scontro fisico e nonostante questo coraggioso e fermo nel voler proporre le soluzioni del suo intelletto che è inscindibile dal suo spirito. Questa è la lotta tra Davide e Golia, tra l’incoscienza e la presunzione, tra la fede e la dissennatezza.
Nell’opera di Lello Torchia la forza della mente ha un ruolo centrale, viene raffigurata spesso con delle teste descritte sinteticamente nella forma, con aiuti minimi da parte del colore, disegnate con un tratto sintetico e quasi grossolano che in qualche modo però conferisce alla composizione non solo eleganza, quanto soprattutto nobiltà. Sembra intuire che la mente, e quindi la volontà, possa sopra ogni altra cosa, anche quando si pongono ostacoli, quando l’occhio è oscurato dalle ciglia, la vista non si oscura e quanto c’è, al di sopra o al di sotto di noi, rimane sempre nella dimensione del possibile.